venerdì 27 settembre 2013

Sulla scala



Ecco, io, che mi lamentavo sempre di non riuscire a godermi le piccole cose belle, mi è bastato sforzarmi mezza giornata e buttarne giù cinque su ste righe del pixel, e ora ne trovo ovunque.

L’ultima è sta cosa qui che mi capita in campagna. Sono tre giorni che, potendo scegliere, invece di raccogliere alle basse, che sarebbe più facile e meccanico, scelgo di salire sulla scala.

Il perché me lo chiedo, ma poi neanche tanto. Perché già avevo notato quanto è bello stare in alto, guardare da sopra la geometria delle siepi che sono i filari di meli, Sentire il fondo della Valle, il fiume e il ponte, la mensola con tutti i paesi e dietro le montagne che salgono veloci. Da qui si vede casa dei miei dall’altra parte della valle, e ancora meglio la casa del GiGi G., appena ridipinta di un rosso che ricorda i cartelli degli sconti al supermercato, quelli scritti a penna fosforescente su cartoncino fosforescente. 

E poi mi ricorda quei sogni che facevo in serie, per un periodo. Facevo un passo e saltavo altissimo, volavo quasi. Bastava aprire le braccia e nel sogno mi chiedevo come avevo fatto a non pensare prima ad una cosa così ovvia. Poi mi alzavo e stavo bene, come se avessi volato davvero. 

Intanto sono le quattro. Guardo le mele e smetto di pensare, che è l’unico modo per fare sì che queste 9 ore di lavoro passino. Ecco cosa conta davvero.

lunedì 23 settembre 2013

Piccolo mondo antico

Sono solo all'inizio, ma ho già deciso che la mia immagine preferita di questa settimana in terra natia sono io che guido di notte sull'unica retta della Valle e mi chiedo cosa sia quella luce intermittente che si riflette sul cruscotto, e lei, quella luce intermittente, è la luna piena spezzata dai filari di meli.

martedì 17 settembre 2013

La Piccola Bellezza



Si commentava qui, di come una doccia calda sia una delle grandi gioie della vita, una gioia che per generazioni è stata ingiustamente snobbata da sedicenti artisti. Certo, son buoni tutti di cantar d’amore: se non sai cosa dire puoi sempre far rima con cuore. Mentre doccia con cosa fa rima? Al massimo con boccia o bisboccia. Ecco, non è che puoi decantarlo con facilità, un concetto che ha rime del genere.

Allora lancio io una petizione a chiunque qui si stia preparando per il prossimo Sanremo: le Cose Belle della vita sono tante. Perché limitarsi? Ci sono le Gioie Grandi, ma ci sono anche le Gioie Piccole, che hanno effetti più leggeri, ma almeno non sono immorali e non fanno ingrassare

La particolarità delle Gioie Piccole è che non le noti finché qualcuno non te le fa notare. O almeno, così era per me con Passarsi la mano a struscio sui capelli rasati a uno®. E allora, pensiamoci noi a farne notare qualcuna.

Ad esempio, io voto subito per Buttare il vetro nella campana. Con forza, con dolo: con il solo scopo di frantumare. La settimana scorsa la campana era quasi piena e non c’era verso di spaccare nulla: giuro che ci sono rimasto male.

Oppure, ad esempio, sempre a proposito di rumori e bottiglie, Il suono del vino mentre lo versi da una bottiglia appena stappata. Presente quel colpo glottale multiplo che sa già d’acquolina?

Un’altra è Immaginarsi l’aspetto di luoghi a caso sulle mappe. Una cosa che peraltro Google Maps ha reso possibile fare anche senza fantasia, e devo ammettere che per una volta l’esercizio reale mi diverte tanto quanto quello fantastico.

E poi, sempre sulla strada, ma stavolta reale, Leggere le targhe e indovinarne la provenienza.  Un esercizio che ha contribuito quasi quanto la Coppa Uefa alla mia conoscenza della geografia europea. E guidare nei paesi senza targhe localizzate ormai mi dà quasi fastidio.

L’ultima, quando non sono in viaggio reale o mentale, o quando non ho a che fare con bottiglie piene o vuote, Toccare gli oggetti nei negozi. Non è tanto che me ne sono accorto, prendo in mano libri e CD, leggo due parole senza assimilarne il contenuto e ripongo, soddisfatto dal piacere tattile. Un giorno magari me lo compro, un giorno.

L’ultimissima, che mi è venuta in mente or ora, La strada verso casa, di notte, con musiche tragicoromantiche. E vale in macchina sulle curve alpine vuote della mia Valle natìa, in bicicletta da Amsterdam a Diemen e a piedi, ieri sera, dal centro a St.-Cyp. Verso le 22.30 mi sono accorto di avere una gran voglia di strada verso casa, che ho imboccato e centellinato lentamente, con passi bislacchi dettati da Tom Waits, ma senza troppo alcol in corpo, dimostrando che funziona anche da sobri.

Ecco, ora tocca a voi, aprite una bottiglia, prendete in mano l’altlante o andate alla libreria più vicina. Non state già meglio? E per farvi stare ancora meglio (minchia, si vede che sono mesi che lavoro su testi di marchetting?), ora è il turno di Hombre.

mercoledì 4 settembre 2013

Tua madre



Un’amica svedese mi scrive che queste giornate autunnali hanno anche dei risvolti positivi. Io per un attimo mi chiedo che c’azzecca l’autunno, e poi ricordo che il Nord è l’amante più appassionata, ma ha un carattere difficile.

Nel frattempo anche il Sud si risveglia. Io l’ho conosciuto nel torpido sonno estivo, ma ora sono le 7:30 del calendario e la vita si alza. Oggi comincia l’università, e si sente. Il tasso alcolemico in città cresce a livelli orientali e le vie del centro sono intasate come – presumo – il naso della mia amica svedese. Abitare a pochi metri dal ponte più pedonale del centro è un barometro della vita notturna. 


La gente litiga: non ho mai notato tali livelli di disperazione nelle ore notturne. Pare sia proprio mentre le madri dormono che vengono chiamate in causa con più insistenza. Ad ascoltare da lontano colpisce la drammaticità di discussioni che immagino non avranno mai termine, perché descrivere le pecche delle madri degli altri non agevola il problem solving.

E poi verso le 3 il mio vicino, spietato, invoca ad alta voce di spostare il matricidio in sede più consona. E io parteggio per lui, perché tua madre finché vuoi, ma c’è gente che domani lavora. Ed essendo oggi già domani, lascio il campo per sbrigare un paio di faccende.